Quando si parla di 8 marzo alla maggior parte delle donne e degli uomini ciò che viene in mente è “Festa della Donna”. Mimose, cioccolatini, pizzata, spogliarelli…
Ma l’Italia è in realtà l’unico paese al mondo (almeno da diverse ricerche fatte e da ciò che vedo vivendo in Inghilterra) a chiamarla “festa” e a “festeggiarla” in questo modo forse un po’ superficiale.
Nel resto del globo la sua denominazione è “Giornata Internazionale della Donna”. E non è una festa.
No, non per via del famigerato incendio della fabbrica Cotton, bufala immortale (anch’essa esistente solo in Italia), ma perché si tratta di una giornata di riflessione, commemorazione, gratitudine per tutte le nostre antenate che si batterono per dare alle donne, A NOI, diritti che non avevano.
Le donne erano infatti stufe di essere considerate come meri oggetti.
Specialmente visto che quando iniziarono le lotte femministe delle suffragette, si arrivava da secoli durante i quali qui in occidente le donne erano una proprietà. Le figlie erano proprietà dei padri, le mogli del marito. Oggetti senza alcun diritto.
La situazione è sicuramente migliore oggi (quanto meno non siamo legalmente considerate proprietà dei nostri uomini), ma non poi così tanto. Lo sappiamo bene: ogni pochi giorni accade un femminicidio, uno stupro o un attacco verso una donna, considerata dal compagno/marito/ex/amico di turno come sua proprietà.
Per questo motivo dovremmo abbandonare l’idea di “festa” e trasformare questa giornata, come avviene negli altri paesi, in un’occasione per fare il punto, per ritrovarsi, per parlare, discutere, confrontarsi, proporre idee, progetti per migliorare la nostra situazione, celebrare la nostra espressione unica e individuale di femminilità, qualsiasi essa sia. E ovviamente rimembrare le nostre antenate e i loro sacrifici.
Una buona idea è anche ispirarsi al tema dell’anno proposto dall’ONU donne (UN Women in inglese). L’Unione propone infatti annualmente un tema diverso per la Giornata Internazionale della Donna.
Quest’anno (2019) il tema è “Pensa equo, costruisci in modo intelligente, innova per il cambiamento“.
Inoltre sarebbe importante che tutte (e tutti) conoscessero la storia dietro alla Giornata Internazionale della Donna. Ti invito a scoprirla leggendo la pagina dedicata su Wikipedia, estensiva, ma senza essere lunghissima, e facilmente leggibile. Ovviamente se vuoi approfondire puoi farlo su testi appositi.
Infine ci tengo a portare l’attenzione sull’importanza di chiamare questa giornata con il nome appropriato. Le parole hanno un enorme potere, chiamandola “festa”, sempre festa rimarrà e nulla verrà fatto per renderlo un giorno pieno di significato come è invece negli altri paesi. Invita quindi tutte le donne della tua vita a chiamarla Giornata Internazionale della Donna: anche solo questo piccolo gesto può fare la differenza.
Chiudo con il cuore rivolto alle antenate, che hanno subito di tutto per rivendicare il diritto ad essere considerate persone e a cui ho dedicato l’immagine dell’articolo: una foto originale di suffragette che marciano nella Londra Edoardiana.
(Fonte immagine: Mediadrumworld)