Avete presente quando ci sono argomenti che vi toccano talmente tanto che qualsiasi riferimento ad essi vi provoca commozione?
Ecco, uno di quegli argomenti per me sono le radici (beh, forse si intuisce dal nome del mio sito! 😀 ) e gli antenati.
Me ne son resa conto ancora di più quando, guardando il film d’animazione “Moana” (“Oceania” in Italia) dove il tema degli antenati e delle proprie radici è fortemente presente, mi sono ritrovata a piangere per la gran parte della sua durata, specialmente durante le canzoni che parlano appunto degli antenati. Una in particolare mi scatena proprio un fiume di lacrime ed è questa:
Moana si ritrova in alto mare da sola e lo spirito della sua cara nonna (morta da poco) le si manifesta per ricordarle che lei conosce la via, perché discende da viaggiatori che sapevano trovare la strada di casa anche nel mezzo della vastità dell’oceano e lei ha dentro di sé la conoscenza di questi antenati, che compaiono poi in spirito per darle coraggio e ricordarle chi è e da dove viene.
Questo concetto è incredibilmente importante: le nostre radici, i nostri antenati, ci ricordano chi siamo e qual è la nostra strada.
Senza radici, senza le conoscenze dei nostri antenati, siamo sperduti, impauriti e senza direzione.
Senza passato, non c’è futuro.
E il risultato lo possiamo vedere nelle società occidentali che hanno perso le proprie vere radici: malattie e disturbi mentali e dell’umore sono all’ordine del giorno, colpiscono ormai quasi tutti (mentre secondo diversi studi antropoligici sono raramente presenti nelle società ancora legate alle proprie radici culturali*). L’insoddisfazione regna sovrana insieme alla perdita di valori, che vengono quindi sostituiti da beni materiali e altre false fonti di soddisfazione (ovviamente temporanea e che in realtà porta ancora più frustrazione). E questo spinge molte persone verso la rabbia (quella non sana, perché ricordiamo che c’è anche la rabbia sana e sacrosanta), l’aggressività e la violenza.
Siamo una società che per via di avvenimenti storici, come l’avvento del cristianesimo, ha perso e dimenticato le proprie origini, spazzate via da una cultura patriarcale straniera che si è imposta. Mi infiammo quando sento parlare delle “radici cristiane dell’Europa” perché non c’è niente di più falso e fuorviante. Le radici dell’Europa sono tantissime come quelle di un grande ed antico albero e variano, anche tantissimo, a seconda delle regioni e a volte addirittura delle località. Ma ormai sono ricordi sbiaditi e rintracciabili solo tramite le fragili memorie degli anziani o studi antropologici.
Non siamo più legati a filo diretto, tramite le tradizioni tramandate, con i nostri antenati (a parte tramite rare tradizioni paesane sopravvissute, come ad esempio il rogo della vecchia a fine gennaio, che arrivano dalle antiche tradizioni contadine) e chi cerca di scavare nel passato per ritrovare quella connessione, non viene compresa/o e viene spesso trattata/o da matta/o.
A volte mi trovo a desiderare di essere nata presso una di quelle culture che hanno mantenuto le proprie originali tradizioni per millenni.
Vedendo video come questo qui sotto (sì, oggi sono fissata con le Hawaii e la Polinesia 😛 ) mi commuovo e sento profonda nostalgia per ciò che non conosco delle mie radici. Cosa c’è di più bello di ripetere parole e gesti che sono stati ripetuti per millenni dai nostri antenati? Parole e gesti pieni di significato profondo e messi in atto con rispetto e devozione?
La mancanza di radici profonde è anche ciò che spinge molte ricercatrici e ricercatori a rivolgersi ad altre culture ed a prendere in prestito tradizioni altrui (cosa che a volte purtroppo sfocia anche nell’appropriazione culturale).
Se fatto con profondo rispetto e umiltà non credo sia un problema e forse possono aiutarci a colmare un po’ il vuoto, ma rimane il fatto che non sono tradizioni che arrivano dalle nostre radici: non ci apparterranno mai completamente.
Ma quindi come fare per riconnettersi con le proprie radici?
Non è facile. Sicuramente scavare nel passato (della propria famiglia e della propria località/area) può aiutare, ma non sempre si trovano facilmente le informazioni che vorremmo. Si può allora utilizzare il proprio intuito, le sensazioni di pancia che ci guidano, perché anche se la connessione con gli antenati è stata bruscamente interrotta dalle influenze esterne e dall’oblio, loro sono sempre lì, sono dentro di noi, parte di noi e ci guidano.
Questo è anche il messaggio importantissimo che passa nel film “Oceania”. La tribù di Moana ha dimenticato le tradizioni dei propri antenati ed addirittura le teme, rischiando così di causare la propria estinzione: il loro piccolo ecosistema non può sfamare tutti per sempre, soprattutto se le piante di cocco che sono il loro sostentamento principale si ammalano e muoiono. Ma Moana seguendo la sua voce interiore, la voce dei suoi antenati, riscopre queste antiche tradizioni e salva il suo villaggio.
E qui ripeto ciò che ho detto sopra: senza passato, non c’è futuro. Se vogliamo andare su esempi più concreti e reali, basti vedere quando gli europei sono migrati in America rinchiudendo i nativi nelle riserve e cercando di renderli uguali ai bianchi. A questa povera gente era proibito portare avanti le proprie tradizioni vecchie di millenni: sono stati costrette ad abbandonarle e il risultato è stato che ritrovandosi senza radici molti si sono dati all’alcool ed al gioco d’azzardo. Ora per fortuna le cose sono cambiate e anche i nativi americani si sono riappropriati delle proprie radici.
Forse un giorno riusciremo anche noi. Tramite la nostra connessione interiore con gli antenati, all’intuito ed anche al viaggio sciamanico (prezioso strumento per esplorare i mondi degli spiriti e portare la loro saggezza nella nostra dimensione), potremo forse ricreare quel filo diretto che si è perso nei secoli.
Fonti:
* https://www.madinamerica.com/2013/08/societies-little-coercion-little-mental-illness/