Sono giorni di riflessioni per me, sulla situazione attuale e su ciò che ci aspetterà “dopo”.
Nonostante sia ovviamente spiaciuta per i tanti morti e preoccupata per le persone a me care che se contraggono questo virus sono a rischio di complicazioni, non posso fare a meno di gioire per ogni notizia positiva su come questo stop quasi totale delle attività umane stia avendo un enorme beneficio sulla natura a livello ambientale e animale.
L’inquinamento si è ridotto immensamente, l’ozono sta guarendo, le acque sono più pulite, gli animali sono liberi di muoversi, di riprodursi, di vivere la propria vita senza interferenze, sono state cessate tutte le guerre… e tutto questo dopo solo 3 settimane di emergenza sanitaria.
È ovvio che, come tutti, spero che l’emergenza passi presto. Quello che però non voglio – nel modo più assoluto e categorico – è che tutto torni come prima.
Questa idea mi mette molta più angoscia di ciò che stiamo vivendo ora.
Ma purtroppo, a parte poche persone consapevoli, leggo solo una gran voglia di tornare al solito tran tran senza alcun cambiamento rispetto al “prima”. Ho addirittura visto commenti, seri, di chi sente la mancanza delle ore di coda in tangenziale per andare al lavoro e non vede l’ora di tornare a quella vita.
Ogni volta che leggo questo tipo di cose il mio cuore sprofonda.
Non mi piace, proprio non mi piace. Se tutto torna esattamente come prima, ci ritroveremo in emergenze ben peggiori di questa (ci sono tantissimi articoli che spiegano come la deforestazione e gli allevamenti intensivi causino pandemie) e la natura tornerà a soffrire (e noi con lei, perché ricordo che dipendiamo in tutto e per tutto da essa).
Ma a parte questo, io sento il bisogno di un’umanità che si senta parte della natura, non separata e addirittura superiore.
Ho bisogno di un mondo semplice, localizzato e non globalizzato, dove ciò che conta è vivere al ritmo dei cicli naturali, in armonia e sincronia con la natura.
Il capitalismo non è la via e non lo è mai stata, è ora di porre fine alla follia portata da quel modo di vita artificiale e finto.
Lo sforzo deve venire da tutte e tutti. La responsabilità è di ogni singola persona su questo pianeta: mia, tua, di ognuno.
E ovviamente non bastano i cambiamenti a livello individuale, ma serve un cambiamento generale e collettivo.
Un esempio? La pandemia ci ha insegnato che si può tranquillamente lavorare online da casa nella stragrande maggior parte dei casi.
Alla fine dell’emergenza si dovrebbe insistere che lo smart working venga mantenuto. Già solo questo ridurrebbe enormemente il traffico e di conseguenza l’inquinamento e di conseguenza le malattie da inquinamento. Di nuovo possiamo vedere come una natura più sana sarebbe meglio anche per noi, eppure sembra che molte e molti si rifiutino di comprendere questo semplice concetto.
Ci sono tantissimi altri fattori su cui tutti possiamo fare la differenza traendone beneficio noi per primi: un’alimentazione più sana che non preveda carne da allevamenti intensivi (che causano deforestazione) e pesce da pesca intensiva (che distrugge i mari). Più prodotti locali, più orti comunali, meno viaggi non necessari, meno plastica (ormai le alternative iniziano ad esserci e sono facili da reperire). Non sono nemmeno cambiamenti che chiedano chissà che sforzi immani, ma sembra che pochissimi siano disposti a farlo.
È la conseguenza di una società basata su capitalismo e antropocentrismo. L’uomo al centro di tutto invece che parte del tutto.
Sin da piccola ho sempre avuto molto a cuore questo argomento. Ho iniziato ad interessarmi di ecologia all’età di 9 anni, mettendo in discussione lo stile di vita che vedevo attorno a me e ritenendo folle la società, sono diventata vegetariana a 14, sono stata lo zimbello di tantissima gente per anni a causa del mio amore per la natura e gli animali, sono sempre stata quella strana, ma ho continuato per la mia strada e per fortuna nel mio cammino ho incontrato tante persone che la pensano come me e condividono i miei sentimenti.
Per questo motivo sono così appassionata riguardo al Rewilding e al Vivere Ciclico, per questo motivo insisto da anni a parlare della connessione con il mondo naturale ed i suoi cicli. Vorrei davvero che l’umanità uscisse da questa visione antropocentrica per ritrovare un senso di interconnessione con tutto ciò che ci circonda. Vorrei passare la mia passione agli altri, non solo per il bene della natura e degli animali, ma anche per il nostro, perché i benefici a livello fisico e mentale dati dal senso di appartenenza e connessione col tutto, sarebbero enormi.
Solo sentendoci parte integrante della natura e traendo beneficio da un rapporto alla pari con essa avremo speranza per un futuro felice come specie.
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