In questi ultimi anni abbiamo assistito – e stiamo tutt’ora assistendo – ad una forte crescita di movimenti legati al Sacro Femminino. Nascono tende rosse, cerchi di donne, scuole, templi, rituali, training e la cosa è bellissima ed eccitante.
Ne abbiamo bisogno. Immensamente.
Ma all’interno di questi movimenti si nascondono spesso modalità patriarcali e questo finisce per creare più danni che benefici.
Se ci pensiamo bene è normale che in molti di questi ambienti vengano attuati schemi maschili. Purtroppo noi donne siamo da millenni soggette ad una società fallocentrica e patriarcale: attuiamo ciò che conosciamo con le modalità che conosciamo.
Ed ecco che qui nasce la vera sfida: trovare/ritrovare e sperimentare nuove modalità che siano davvero femminili e non una pallida copia dei (tristi) sistemi già esistenti.
Ma dove si nascondono le modalità patriarcali? Come si travestono?
Personalmente ne ho individuate parecchie.
Sono quei movimenti per la massa che parlano di attivazioni e iniziazioni di un week end (o meno) – dietro lauto compenso – che danno il diritto ad ammantarsi di titoli altezzosi e lavorare con fasce fragili di persone bisognose, spesso con problemi di salute fisica e mentale. Non importa se alle spalle non vi è alcuna esperienza: basta pagare, ascoltare la guru di turno qualche ora e voilà! Tutto fatto, andate e guarite le altre donne: chiamatevi sciamane, sacerdotesse, guaritrici perché avete fatto una formazione di due giorni!
Sono quei movimenti che propongono rigide gerarchie, ma non mettono regole e non controllano in alcun modo i propri “prodotti”, lasciando che ognuna si comporti come meglio crede, spesso affossando tutta la categoria.
Sono quelle donne che lasciano che gli altri le mettano su un piedistallo e le adorino, spesso lasciandosi trattare come vere e proprie guru e maestre di vita, se non divinità.
E qui rientra in gioco la mancanza di esperienza, perché bisogna saper trattare con la gente, bisogna saper mettere paletti e confini spingendo da parte il proprio ego, bisogna anche saper dire di no e riconoscere se ci sono dei disturbi mentali con cui è meglio non giocare a fare la piccola guru.
Sono quei falsi ideali che fanno credere che il successo si basi su quanta gente ti segue, quanti soldi guadagni e quante ti considerano una specie di divinità dalle cui labbra pendere.
Sono quelle donne che anche laddove è richiesto specificamente che una pratica sia gratuita, chiedono ugualmente soldi anche quando non è necessario (spesso tanti!).
Sono coloro che propongono le proprie credenze personali come verità assoluta e chi non è d’accordo è “il nemico”.
Ed infine sono quelle donne che senza affrontare un vero e proprio percorso di guarigione e crescita loro stesse, lo propongono alle altre, insegnando superficialmente e creando una lunga serie di ego mostruosi, che a loro volta avendo imparato così, ne creeranno altri.
Siamo nella società patriarcale del tutto e subito: non è raro vedere, ad esempio, donne che propongono seminari di sciamanesimo in cui in 4 ore si impara a viaggiare e si fanno subito pratiche difficilissime che richiedono anni di sedimentazione e preparazione (recupero dell’anima, studi delle vite passate, estrazione sciamanica, ecc.).
Sono queste le cose che dobbiamo trasformare secondo le modalità femminili di accoglienza, amore, comprensione e compassione. Rallentare, andare per tappe senza forzare le cose, lavorare su se stesse prima di insegnare alle altre e continuare costantemente la propria formazione e guarigione personale, prepararsi seriamente e chiedere un compenso giusto ed equilibrato.
C’è bisogno che le donne si uniscano, si centrino nel proprio cuore e nel proprio grembo e si connettano con la vera natura del Sacro Femminino per reinventare questo mondo dominato dal patriarcato.
In bellezza,
Alice